sabato 21 maggio 2011

LA PAROLA E' PER UNO SCRITTORE COME UNA PIETRA,

GIOVEDI 9 GIUGNO ORE 18.30





Conversazione sul libro

PIETRE DI FUOCO

di Giacomo Ricci





PIETRE DI FUOCO

o

parole di fuoco quando raccontano di fatti che sembrano essere conosciuti da tutti, ma rivelati da pochi. Come quelli della baronia universitaria che gestisce le cattedre e quindi la trasmissione del sapere.
Parole che diventano di fuoco quando illuminano quei vicoli dei quartieri, dove la luce fa fatica ad arrivare fino al selciato, luoghi dove non si è mai voluto affrontare seriamente una politica di trasformazione urbana che mirasse ad una vera riqualificazione, anche con interventi radicali sul territorio, con coraggio e determinazione, con l'obbiettivo ultimo quello del miglioramento della qualità della vita di quei posti; diventano di fuoco quando disegnano il ritratto del femminiello, deriso e cercato da tutti, e che nell'immaginario delle persone cosiddette “perbene” incarna il male.
M.S.

Pietre di Fuoco di Giacomo Ricci
Pietre di fuoco è titolo suggestivo. Per la lettera del significato e per le metafore che suggerisce. Io, quando l’ho scelto, ho pensato, soprattutto, alla lettera, al significato fisico-geologico della parola “fuoco”. Pietre di fuoco sono quelle vulcaniche che fanno lo scheletro di Napoli. Napoli è città di fuoco perché è nata sotto un vulcano tra i più inaffidabili che la sorte ci potesse riservare. Basalti, piperni, graniti sono le pietre degli esterni del Centro Antico napoletano, delle strade, dei rivestimenti, dei cornicioni, dei basamenti, dei portali, delle decorazioni. Le facce, i mascheroni, i festoni, gli addobbi, sono tutti scolpiti nel piperno. I balconi, le soglie, gli stipiti delle finestre. In tutte le variazioni di colori, dal grigio scuro al nero antracite.
Proprio come le pietre del Vesuvio.
E poi quella splendida pietra tipica della Campania, ma in particolare del napoletano, che è il tufo.
Pietra di fuoco anch’essa anche se più dinamica: roccia piroclastica che, letteralmente vuol dire, rotta dal fuoco. Le rocce piroclastiche sono dovute alla sedimentazioni di frammenti vulcanici, del loro depositarsi, dall’aria in cui sono lanciati da grande velocità e altezza dal vulcano incazzato, a terra, cementandosi, poi, in grandi blocchi monolitici con il passare del tempo, dei secoli, dei millenni, delle ere.
Una città di fuoco, dunque, per sua natura. Una città di fuoco, scavata da sotto e eretta sul vuoto delle caverne maestose che traforano la terra su cui poggia.
Una città che è una specie di labirinto-termitaio, fatta di frammenti incandescenti che si sono raffreddati.
Da questa base fisico-geologica nasce un coacervo di suggestioni che si trasformano, immediatamente, in metafore, in operazioni linguistiche che servono a raccontare lo spirito, l’inconscio, il sostrato di pensieri che attraversano il popolo che ha abitato questi luoghi da sempre.
Una città che non smette di suggestionare la fantasia e accendere, per così dire, sentimenti e passioni.
G.R.


Giacomo Ricci, a

rchitetto, professore associato in Tecnologia dell'architettura presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Chieti-Pescara "G. D'Annunzio" dove insegna Progettazione Tecnologica Assistita dal computer.

Ha insegnato a Napoli dal 1972 al 1998

Ha fondato la rivista on line di architettura ArchigraficA.

Ha fatto parte del Comitato scientifico del progettoReMuNa (Rete dei Musei Virtuali di Napoli). Pubblicazioni: Itinerari narrarivi tra realtà e simulazione. La costruzione del Museo virtuale del Fiordo di Furore, Liguori, 2006; Amalfi, Fuore, Ravello. Architettura del paesaggio costiero, Giannini, Napoli, 2007; Frankenstein rigenrato. Discorso sulle macchine intelligenti, Giannini, Napoli, 2007.

PIETRE DI FUOCO

‎"Il cadavere di un uomo, nudo e senza testa, viene trovato nella cappella Sansevero, all’apertura del museo, dal custode don Arturo, e la notizia fa subito il giro della città di Napoli. Da questo incipit parte la storia, che ha per protagonisti il prof. Giuliano De Luca, ordinario di filosofia alla “Federico II” e il suo assistente. Ben presto si capisce che il corpo ritrovato è del preside della Facoltà di Lettere e che tutta l’università di Napoli è coinvolta nel delitto. Da qui la vicenda si muove nella Napoli antica, rispolverando paure, leggende e vecchi fantasmi" da Pietre di fuoco"

(Giacomo Ricci)

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