Buonasera
a tutti e benvenuti al Salotto letterario Antichità Scippa.
Ringrazio innanzitutto Silvana Vajo e il Maestro Carlo Molinelli.
Stasera
parleremo del tempo della vita scadenzato dalla madre di tutte le
emozioni. Di quella emozione che ci fa sentire tanto leggeri,
tali da apparire agli occhi degli altri superficiali, quanto, nello
stesso tempo, ci fa sentire e vivere tutto il peso della nostra
esistenza e che tante volte è il vero orologio della nostra vita che
scadenza il tempo con la sua forza dirompente nella nostra esistenza:
L'amore.
Ne
parleremo presentando il libro Rapsodia degli amori
perduti della
eclettica scrittrice, attrice, di cinema e di teatro,
Gabriella Di Luzio,
insieme al nostro amico il giornalista
Giuseppe Giorgio, e
insieme a una donna che non ha bisogno di presentazioni particolari,
che con l'immagine della leggerezza ha costruito la sua personalità
sia di donna che di attrice, tale che il suo personaggio è
identificato nell'immaginario collettivo come l'emblema del frivolo e
del leggero: Sandra Milo.
Sandra Milo, Silvana Vajo, Gabriella Di Luzio |
Leggerezza.
Quando inaugurammo questo spazio dedicammo una serata al tema della
leggerezza interpretando “l'idea poetica come un momento di
sottrazione di peso alle cose e agli eventi".
Noi
del salotto, siamo convinti che la leggerezza non è mai
superficialità ma è un vivere la vita fino in fondo assaporandone
tutte le sfumature e quindi sentendo il peso della nostra
esistenza che non fa mai scivolare il tempo ma ce lo fa vivere in
ogni suo istante.
È
difficile de-scrivere l’amore.
È
difficile perché si vuole rappresentare con una forma conclusa una
cosa che vive in uno spazio indefinito senza alcun tempo, in uno
spazio limitato qualcosa che è illimitato, misurare con il tempo
della scrittura il tempo di qualcosa di impalpabile ed estremamente
soggettivo, ma allo stesso tempo comune a tutti e che vive
nell’eternità.
E'
difficile perché si deve essere capaci di dare una forma
leggibile all’emozione madre di tutte le emozioni.
Forse
è vero quando si dice che il mistero dell’amore è più grande
del mistero della morte.
La
morte la sappiamo raccontare tutti, l’amore no, per raccontare
l’amore si deve essere artisti.
Gabriella
Di Luzio nel suo libro Rapsodia degli amori perduti, racconta l’amore
da artista, ovvero da chi ha tra le mani quello strumento che ci
permette di andare oltre i confini del sensibile, in quel territorio
libero dove è possibile rintracciare la bellezza e vivere con
leggerezza.
I
confini del sensibile, un territorio di margine.
Tema
intorno al quale stiamo lavorando, qui al salotto, da almeno due
anni, con la fotografia, con la pittura con la poesia, con i libri
che abbiamo presentato finora. E quel territorio di margine lo
abbiamo individuato nei vari libri presentati nella dimensione del
ritorno a Napoli per tentare di raccontare, mettendo insieme questi
frammenti, da tanti punti di vista diversi dei personaggi dei vari
libri che pur non vivendo a Napoli descrivono la città in un loro
ritorno in città. Come lo sguardo di un ex terrorista napoletano
degli anni 70' che ritorna a Napoli dopo una assenza di 30 anni dalla
città nel libro di Attilio Belli Fuoco ai Quartieri Spagnoli, o
quello di uno straniero inglese che ritorna nei luoghi delle sue
origini nei campi Flegrei, nel libro di Francesco Escalona Giallo
Tufo, nello sguardo di un giornalista napoletano, che lavora nel nord
Italia, e che decide di accettare un posto di insegnante in una
scuola della periferia Est di Napoli, in una zona degradata dal punto
di vista ambientale e sociale, nel libro Fiction di Enza Alfano, e in
tanti altri libri che abbiamo presentato in questi mesi qua da noi.
In
questo quadro di presentazioni stasera anche Rapsodia degli amori
perduti, è per me un ulteriore punto di vista particolare sulla
città in un ritorno a Napoli.
L'autrice
ci fa vivere, oltre al tema portante del libro, una narrazione della
città da un punto di vista spesso snobbato dall'ultimo
intellettualismo napoletano ma che dal nostro modo di vivere e vedere
Napoli, è una immagine da cui non si può prescindere nella
narrazione della città.
L'immagine
disincantata della cartolina, quasi dello stereotipo, del luogo
comune.
Ecco
noi siamo convinti, e lo dicemmo anche quando presentammo il libro di
Giuseppe Giorgio, Partenope in pizzeria, dove si parla del luogo
comune per eccellenza di Napoli, la pizza, che lo stereotipo, la
cartolina di Napoli è come se fosse una cornice di un'opera d'arte
iniziata più di duemila anni fa e che ancora deve essere conclusa.
Lo
stereotipo è per noi il vero confine di Napoli, è quella cosa che
è immediatamente riconducibile nell'immaginario mondiale appena si
pronuncia la parola Napoli.
Di
Luzio nel libro quando parla di Napoli, dipinge degli acquerelli
freschissimi, con una disinvoltura nell'uso del linguaggio che solo
autori del calibro di Raffaele la Capria sono stati capace di
dipingere con le parole. Per la sua capacità, naturale di usare il
linguaggio con leggerezza, In alcune pagine del libro sembrava di
rileggere qualcosa che ho avuto modo di leggere solo nell'armonia
perduta o una bella giornata di questo grande autore napoletano.
Il
libro
Il
tempo del libro è cadenzato dalla forza dall’Eros che vince
Thanatos, la forza ascendente, leggera, che vince la forza di gravità
che inesorabilmente attrae ogni cosa materiale e immateriale verso il
centro della Terra e che fa sentire veramente viva e piena la nostra
esistenza.
Il
tempo di questo libro è cadenzato dal tempo dell’amore nella vita
di una donna che vive la sua vita intensamente, senza farsi scivolare
addosso il tempo convenzionale, quello dell'orologio del calendario,
per intenderci, che inesorabilmente scorre.
L’autrice
ci tiene sempre a dire che non è un libro autobiografico. E’ la
verità. Anche se Mara, la protagonista del libro, per quel poco che
ho avuto modo di conoscere Gabriella, posso dire, senza ombra di
dubbio, che le somiglia molto.
Ma
se è autobiografico o non un libro è un particolare insignificante.
Io sono convinto che ogni scrittore che ha una urgenza narrativa,
qualsiasi sia la storia che si inventa, non fa altro che narrare se
stesso: ciò che è stato, ciò che sarebbe potuto essere stato, ciò
che non è mai stato, ciò che sarà, ciò che ha sognato o
desiderato di essere.
Insomma,
ogni scrittore non fa altro che raccontare sempre se stesso visto da
angolazioni sempre diverse, così come ha fatto Gabriella Di Luzio,
che narra la vita di Mara scegliendo come struttura portante di
quella vita alcuni momenti, punti fermi intorno ai quali quella
esistenza costruisce nel tempo la sua ricca e sensibile personalità:
i momenti della vita segnati dall’amore. Quegli attimi squisiti che
la vita ci regala.
Leggendo
questo libro mi è venuto in mente un famoso aforisma di un
famosissimo autore e da questo aforisma, come mio solito, ho scritto
dei versi, li ho scritti anche se non sono abituato a farlo, in
napoletano, Stasera, a conclusione di questa serata, li dedico al
libro e a Gabriella, perché le sue parole sono diventate uno
stimolo fondamentale per la scrittura di questi miei umili versi e
una apertura verso nuove esperienze che che sicuramente farò con la
mia lingua madre un libro che vi consiglio di leggere .
"la
vita altro non è che un brutto quarto d'ora
composto
da attimi squisiti"
Oscar
Wilde
Dinto
'a nu quart' d'ora.
Nu
quart’ d'ora, ah, si putesse sta’ cu te!
‘A
mana mia cercass' ‘a toia. Strett' a mme.
Nu
poco ‘e tiempo sulamente, te tenesse,
tutt'
‘o tiempo ca mai fernesse.
Nu
quart' d'ora: na vita, nu mumento.
Cu
ll'uocchie dint’ all'uocchie. ‘O silenzio è
Musica!
Abballassemo stritte tutt' 'a nottata.
È
nu quart' d'ora sulamente. Sulo nu mumento
ca
pe' semp
pe'
sempe
se
fermass’ ‘o tiempo!
‘O
rummore d’ ‘o mare. Nu suonno e tu cu me.
Mantieneme
cu nu pensiero. Cu ll'uocchie,
cu
‘e mmane, senza na parola, na voce sient' ‘e parlà.
È
a voce d’ ‘a pelle, d’ ‘o sango, ‘e ll'ammore!
Dinto
'a nu quart’ d'ora, ah! Sì! Io ‘o ssaccio,
‘o
ssaccio: è ll'ammore,
c'
'allucca e canta, senza 'e te
dinto
‘o silenzio d’ ‘a notte.
m.s.
Peppe Giorgio, Mario Scippa, Mafalda Casertano, Sandra Milo, Gabriella Di Luzio, Luisa Scippa |
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